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Dampyr
19-10-2007, 01:15
Cito da punto informatico http://punto-informatico.it/p.aspx?i=2092327&p=1

Roma - Questa minaccia era proprio sfuggita agli occhi di Punto Informatico e, purtroppo, anche a quelli di molti altri. Ma non è sfuggita a Valentino Spataro, avvocato di Civile.it, che in un editoriale appena pubblicato avverte tutti del siluro sparato dal Governo contro la rete in pieno agosto e approvato formalmente dal Consiglio dei ministri lo scorso 12 ottobre.

La novità è presto detta: qualsiasi attività web dovrà registrarsi al ROC, ossia al Registro degli operatori di Comunicazione, se il disegno di legge si tradurrà in una norma a tutti gli effetti. Registrazione che porta con sé spese, burocrazia, procedure.

Il testo parte bene, spiega che "La disciplina prevista dalla presente legge in tema di editoria quotidiana, periodica e libraria ha per scopo la tutela e la promozione del principio del pluralismo dell'informazione affermato dall'articolo 21 della Costituzione e inteso come libertà di informare e diritto ad essere informati".
Bene, anche perché esplicita che si parla di editoria e non, ad esempio, di pubblicazioni spurie prive di intenti editoriali, come può esserlo un sito personale. Il problema, come osserva Spataro, è che poi il testo si contraddice quando va a definire cosa è un prodotto editoriale.

Una definizione che chi legge Punto Informatico da almeno qualche anno sa essere già oggi molto spinosa e che, con questo disegno governativo, assume nuovi inquietanti connotati:

"Per prodotto editoriale si intende qualsiasi prodotto contraddistinto da finalità di informazione, di formazione, di divulgazione, di intrattenimento, che sia destinato alla pubblicazione, quali che siano la forma nella quale esso è realizzato e il mezzo con il quale esso viene diffuso" (art 2, comma 1).

Chi avesse ancora dei dubbi su cosa sia prodotto editoriale può leggere il comma seguente del medesimo articolo, che stabilisce cosa non è prodotto editoriale:

"Non costituiscono prodotti editoriali quelli destinati alla sola informazione aziendale, sia ad uso interno sia presso il pubblico".

Chi ritenesse che questa definizione non si applichi, per esempio, al proprio blog personale dove pubblica di quando in quando un post, dovrà ricredersi passando al comma successivo dell'articolo 2, il terzo comma, che recita:

La disciplina della presente legge non si applica ai prodotti discografici e audiovisivi.

Il Governo, nel redigere questo disegno di legge, non si è dimenticato, peraltro, dei prodotti editoriali integrativi o collaterali che sono quei prodotti, compresi quelli discografici o audiovisivi, che siano "diffusi unitamente al prodotto editoriale principale".

Rimarrebbe una scappatoia, quella delle pubblicazioni, on e off line, che sono sì di informazione o divulgazione, o formazione o intrattenimento, ma non sono a scopo di lucro. Rimarrebbe se solo il Governo non ci avesse pensato. Ed invece dedica alla cosa l'intero articolo 5:

"Per attività editoriale si intende ogni attività diretta alla realizzazione e distribuzione di prodotti editoriali, nonché alla relativa raccolta pubblicitaria. L'esercizio dell'attività editoriale può essere svolto anche in forma non imprenditoriale per finalità non lucrative".

Un paragrafo che dunque non lascia scampo ai "prodotti" non professionali, lasciando forse, ma è una questione accademica, un micro-spiraglio a chi non ottiene o non cerca pubblicità di sorta sulle proprie pubblicazioni.

Qualcuno potrebbe pensare che il solleone ad agosto abbia giocato brutti scherzi. In realtà all'articolo 7 viene raccontato il motivo del provvedimento. Con espresso riferimento a quanto pubblicato online, si spiega che l'iscrizione al ROC serve "anche ai fini delle norme sulla responsabilità connessa ai reati a mezzo stampa".

Senza contare la montagna di introiti extra che il Registro otterrebbe con questa manovra, ne consegue che la giustificazione che viene addotta a questo abominio nuovo provvedimento sia la necessità di tutelare dalla diffamazione. Come se fino ad oggi chiunque avesse avuto mano libera nel diffamare chiunque altro. Il che non è, tanto che più volte siti non professionali e altre pubblicazioni online, anche del tutto personali come dei blog, e anche senza alcuna finalità di lucro, si sono ritrovati coinvolti in un processo per diffamazione.

"Potessero, - conclude Spataro - chiederebbero la carta d'identità a chiunque parla in pubblico. Su internet il controllo è più facile. E imporre procedure burocratiche per l'apertura di un blog sarà il modo migliore per far finire l'internet Italiana".


Se ho capito bene, anch'io che ho il mio mini sitarello personale con 2 boiate dovrò pagare una tassa? :suspi: Ma che scherziamo? :mad:

AboveTheLaw
19-10-2007, 01:21
ringrazia che ancora non tassano l'aria (inquinata) che respiriamo... :suspi:
cmq la vedo di difficile attuzione... quella dell'internet tax intendo :p

Crash and Burn
19-10-2007, 09:56
ricordo che una cosa del genere uscì anche 6-7 anni fa...e ovviamente non se ne fece più nulla

macedone
19-10-2007, 10:49
Sarebbe una pura idiozia.

Dampyr
19-10-2007, 11:00
ricordo che una cosa del genere uscì anche 6-7 anni fa...e ovviamente non se ne fece più nulla

Lo spero... tra l'altro pensavo... probabilmente coinvolgerebbe solo siti hosted su server italiani... il che vorrebbe dire solo la morte dell'hosting in Italia. :sisi:

MaD
19-10-2007, 12:11
Bene, non ci toccano. :D

Alla faccia di fantaluca che al tempo della migrazione in tedeschia tifava per aruba. :p

Diablix
19-10-2007, 15:29
Ho letto un po' di fretta perchè sono di corsa, correggetemi se sbaglio:
Verrebbero tassati anche blog o siti di tifosi che parlano/commentano le prestazioni di una squadra X dello sport Y anche se senza scopo di lucro alcuno?

Se è così è una vergogna.

fantaluca
19-10-2007, 15:35
Sarebbe una pura idiozia.

ed è questo che mi preoccupa visto che ultimamente le idiozie passano tutte


Bene, non ci toccano. :D

Alla faccia di fantaluca che al tempo della migrazione in tedeschia tifava per aruba. :p

:D

Crash and Burn
23-10-2007, 11:04
20 Ottobre 2007
Internet. Un errore da correggere
di Paolo Gentiloni

L'allarme lanciato da Beppe Grillo e ripreso da molti commenti al mio blog è giustificato: il disegno di legge sull'editoria, proposto dalla Presidenza del Consiglio e approvato una settimana fa in Consiglio dei Ministri, va corretto perchè la norma sulla registrazione dei siti internet non è chiara e lascia spazio a interpretazioni assurde e restrittive.
Naturalmente, mi prendo la mia parte di responsabilità -come ha fatto anche il collega Di Pietro nel suo blog- per non aver controllato personalmente e parola per parola il testo che alla fine è stato sottoposto al Consiglio dei Ministri.
Pensavo che la nuova legge sull'editoria confermasse semplicemente le norme esistenti, che da sei anni prevedono sì una registrazione ma soltanto per un ristretto numero di testate giornalistiche on line, caratterizzate da periodicità, per avere accesso ai contributi della legge sull'editoria. Va bene applicare anche ai giornali on line le norme in vigore per i giornali, ma sarebbe un grave errore estenderle a siti e blog
Ho sempre sostenuto questa tesi, sia in parlamento che nei dibattiti pubblici (anche martedi scorso, rispondendo a una domanda di Fiorello Cortiana).
Il testo, invece, è troppo vago sul punto e autorizza interpretazioni estensive che alla fine potrebbero limitare l'attività di molti siti e blog. Meglio, molto meglio lasciare le regole attuali che in fondo su questo punto hanno funzionato.
Riconosciuto l'errore, si tratta ora di correggerlo. E sono convinto che sarà lo stesso sottosegretario alla Presidenza Levi a volerlo fare.


(direttamente dal blog di Gentiloni)

aed1248
23-10-2007, 11:30
Secondo me una parte di idea non è da buttar via... nel senso che non è del tutto sbagliato controllare e responsabilizzare qualcuno per ciò che viene scritto sul web, accessibile a tutti a differenza della stampa su carta.

Mi spiego... se io avessi un blog, per raccontare la mia vita quotidiana, non ci sarebbe nulla da dover rendicontare a livello editoriale... ma se io mi mettessi a fare accuse, citando nomi e cognomi, fornendo informazioni o facendo controinformazione, senza averne prova alcuna, è giusto che ci sia un referente con il quale interloquire o eventualmente puntare il dito...

mi sa che ho innescato una bomba... :D

Diablix
23-10-2007, 14:20
20 Ottobre 2007
Internet. Un errore da correggere
di Paolo Gentiloni

cut
(direttamente dal blog di Gentiloni)

Speremo ben :sisi: