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"ATTACCO CONTRO ITALIANI A KABUL, 6 MORTI E 4 FERITI
ROMA - Sei militari italiani sono stati uccisi e quattro feriti in un attentato avvenuto nel pieno centro di Kabul, sulla Massoud Circle, la strada che conduce all'aeroporto della capitale afghana. Sia i morti che i feriti (questi ultimi non sarebbero in pericolo di vita) sono tutti del 186.o Reggimento Paracadutisti Folgore. Nell'attentato sono morti anche due afghani e oltre 30 civili sarebbero rimasti feriti. "
Sono scosso da quest'ulteriore perdita, il primo pensiero è per la perdita di vite umane, forse per molti saranno perdite di militari che sanno cosa rischiano.
Proprio per questo mi chiedo perchè...
La risposta non c'è...
Quindi... Pace eterna per loro, visto che sono morti in guerra... nel 21esimo secolo... :(
*
papclems
17-09-2009, 16:50
in guerra?
siamo in guerra con l'afghanistan e non lo sapevo?
sempre l'ultimo a cui dicono le cose.. :mad:
e saremmo andati a fare?
Ketamina
17-09-2009, 16:51
Speravo che qualcuno non aprisse questo thread.
in guerra?
siamo in guerra con l'afghanistan e non lo sapevo?
sempre l'ultimo a cui dicono le cose.. :mad:
e saremmo andati a fare?
Non siamo in guerra CONTRO l'Afghanistan, ma siamo in guerra IN Afghanistan, ma non PER l'Afghanistan...
Speravo che qualcuno non aprisse questo thread.
Purtroppo perdere vite umane evitabili, oltre al dolore profondo, apre sempre discussioni...
papclems
17-09-2009, 16:55
quindi non contro l'afghanistan, ma per l'afghanistan.. e dovremmo guerreggiare chi?
e che ci guadagniamo?
Ketamina
17-09-2009, 17:06
quindi non contro l'afghanistan, ma per l'afghanistan.. e dovremmo guerreggiare chi?
e che ci guadagniamo?
Chiedilo a quelli che son sbarcati in Normandia chi gliel'ha fatta fare.
papclems
17-09-2009, 17:07
ah, quindi siamo andati a liberare l'afghanistan?
se ne imparano di cose al giorno d'oggi....
[...]e che ci guadagniamo?
qui ci sarebbe tanto e tanto da dire (e forse anche da chiedersi e chi ci guadagna?)
ma credo andremmo OT sporcando un thread in memoria degli italiani morti oggi (e aggiungo io anche di tutti quei civili afghani per la quale nessuno però apre mai un thread).
aggiungo io anche di tutti quei civili afghani per la quale nessuno però apre mai un thread).
*
papclems
17-09-2009, 17:08
(e aggiungo io anche di tutti quei civili afghani per la quale nessuno però apre mai un thread).
eh già.. per gli americani, gli inglesi, e tutti gli altri che muoiono o sono morti tra iraq e afghanistan ho visto diverse definizioni.. non solo eroi.. ma anche di peggio.. sarà che ci sono morti e morti.. :rolleyes:
Ketamina
17-09-2009, 17:11
So solo che quando i talebani distrussero due Buddha di pietra (patrimonio Unesco) alcuni partiti chiesero l'intervento di un popolo liberatore e l'intervento Onu.
Ora gli stessi partiti condannano la presenza italiana in Afghanistan perché stiamo occupando ai talebani il loro paese.
E mi associo a Fara...
ma credo andremmo OT sporcando un thread in memoria degli italiani morti oggi (e aggiungo io anche di tutti quei civili afghani per la quale nessuno però apre mai un thread).
Tutti i morti sono da piangere alla stessa maniera, ma purtroppo siamo egoisti: gli afghani, come mille altri popoli, sono alle prese con personaggi pericolosi al loro interno che destabilizzano la sicurezza e noi siamo lì e non altrove ad aiutare...
Solo che altrove non c'è il petrolio probabilmente...
Per errori fatti nel passato dall'Italia, pagano persone nel presente che neanche sanno il perchè furono fatti quegli errori...
papclems
17-09-2009, 17:14
:rolleyes:
(e aggiungo io anche di tutti quei civili afghani per la quale nessuno però apre mai un thread).
Questo è il punto.
*
sono gli ennesimi caduti sul lavoro.
francamdar
19-09-2009, 14:28
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qualche approfondimento interessante:
http://cpeurasia.org/?read=33598
http://civiumlibertas.blogspot.com/2009/09/litalia-segretamente-in-guerra-contro.html
http://www.lastampa.it/_web/cmstp/tmplRubriche/editoriali/gEditoriali.asp?ID_blog=25&ID_articolo=6401&ID_sezione=&sezione=
ricordo che emergency (l'unica vera missione di pace italiana in Afghanistan) non ebbe mai un attentato e fu cacciata dal territorio perchè l'unica in possesso dei dati reali sulle morti civili
http://ilriformista.it/stories/Mondo/82241/
:mad:
Ketamina
19-09-2009, 16:22
http://ilriformista.it/stories/Mondo/82241/
:mad:
Non c'è rimasto niente a quel poveraccio.
francamdar
19-09-2009, 17:10
http://ilriformista.it/stories/Mondo/82241/
:mad:
ogni anno nel mondo:
-12 milioni di bambini muoiono di fame (30.000 al giorno)
-8 milioni di persone muoiono di AIDS perchè le multinazionali farmaceutiche non tolgono i brevetti sugli antivirali
-2 milioni di persone muoiono di malaria perchè le migliori medicine non vengono date in confezione ospedaliera,
-200 milioni di persone sono ridotte in schiavitù
-350 milioni di minori sono costretti a lavorare e 218 milioni sono in condizione di sfruttamento
-2 milioni di morti sul lavoro e 160 milioni contraggono malattie professionali
-2,5 milioni di minori vengono sottoposti a sfruttamento sessuale
-4 miliardi vivono con meno di 2 USD al giorno
-1 miliardo di persone non ha accesso all'acqua potabile
-250 mila bambini impiegati nelle guerre
-75 milioni di bambini al mondo non ricevono istruzione e gli analfabeti superano il miliardo di persone
morti e abusi che potrebbero essere evitate con una spesa annua minore di 300 MLD USD
mentre i governi reperiscono e spendono, solo quest'anno, 1464 MLD USD (2009 anno record)
questo é terrorismo!
...e, a mio parere, la principale causa del cosidetto "terrorismo"
sull'afghanistan, anche se datato, bellissimo reportage di Riccardo Jacona
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...
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morti e abusi che potrebbero essere evitate con una spesa annua minore di 300 MLD USD
mentre i governi reperiscono e spendono, solo quest'anno, 1464 MLD USD (2009 anno record)
questo é terrorismo!
...e, a mio parere, la principale causa del cosidetto "terrorismo"
guarda, non so se questo sia terrorismo ma di sicuro il mondo sarebbe più giusto se si cercasse VERAMENTE di aiutare quei popoli disgraziati.
morti e abusi che potrebbero essere evitate con una spesa annua minore di 300 MLD USD
mentre i governi reperiscono e spendono, solo quest'anno, 1464 MLD USD (2009 anno record)
questo é terrorismo!
...e, a mio parere, la principale causa del cosidetto "terrorismo"
sull'afghanistan, anche se datato, bellissimo reportage di Riccardo Jacona
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...
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Non so dove hai preso questi numeri ma è una vita che dico che tutti sulla Terra potremmo stare bene mentre qualcuno cerca di farci credere che lo scontro è inevitabile perchè non c'è pane per tutti, acqua per tutti, ecc. ecc.
Resto anche dell'idea che è facile condannare ma che ognuno di noi debba fare qualcosa. Solo parlando ci si ferma a metà dell'opera.
Una cosa molto bella è ottenere l'affido di un bambino. Per aiutare basta farsi una pizza in meno al mese.
Allo stesso tempo bisogna organizzarsi per far sentire la nostra voce ai governi in maniera molto forte. Questo però è un po' più difficile.
Hendeling
19-09-2009, 21:41
Non so dove hai preso questi numeri ma è una vita che dico che tutti sulla Terra potremmo stare bene mentre qualcuno cerca di farci credere che lo scontro è inevitabile perchè non c'è pane per tutti, acqua per tutti, ecc. ecc.
Secondo me il problema non è che il pane non c'è per tutti, ma che qualcuno ne vuole di più degli altri.
Avevo letto una bellissima storia su un'oasi d'acqua nel deserto, se la trovo la posto.
Edit:
trovato http://trovacinema.repubblica.it/news/dettaglio/berlino-lars-von-trier-rifiuta-il-premio-per-la-pace/267147
francamdar
19-09-2009, 23:13
guarda, non so se questo sia terrorismo ma di sicuro il mondo sarebbe più giusto se si cercasse VERAMENTE di aiutare quei popoli disgraziati.
scusa i toni, ma tendo allo sdegno quando parlo di queste cose.
scusa ancora...
riprendevo un concetto semplice di Giovanni Paolo II sulla pace: "la pace si fonda sulla giustizia"
che per me é ineccepibile, soprattutto quando si muore in "guerre di dominio" (droga/per il controllo dell'oppio e per il petrolio-gas/per risparmiare 5000km di oleodotto transasiatico) in guerre che non si possono vincere (perchè non c'é niente da vincere):
vedi intervento del generale Fabio Mini (post:745110)
vedi storia dell'Afghanistan da Alessandro Magno fino ai giorni nostri.
Non so dove hai preso questi numeri ma è una vita che dico che tutti sulla Terra potremmo stare bene mentre qualcuno cerca di farci credere che lo scontro è inevitabile perchè non c'è pane per tutti, acqua per tutti, ecc. ecc.
Resto anche dell'idea che è facile condannare ma che ognuno di noi debba fare qualcosa. Solo parlando ci si ferma a metà dell'opera.
Una cosa molto bella è ottenere l'affido di un bambino. Per aiutare basta farsi una pizza in meno al mese.
Allo stesso tempo bisogna organizzarsi per far sentire la nostra voce ai governi in maniera molto forte. Questo però è un po' più difficile.
i dati sono facilmente reperibili in rete,
solo i giornalisti del mainstream sembrano non trovarli mai,
e quando li trovano se ne dimenticano subito
adottare bambini? certo che é una cosa buona: pensa che per dare cibo/acqua/casa a tutto il mondo basterebbe solo il 70% di quanto americani ed europei spendono in cosmetici; oppure solo il 5% di quanto il mondo spende in armamenti.
purtroppo mancano le volontà dei governi, e dei benestanti,
non le risorse
Secondo me il problema non è che il pane non c'è per tutti, ma che qualcuno ne vuole di più degli altri.
Avevo letto una bellissima storia su un'oasi d'acqua nel deserto, se la trovo la posto.
Edit:
trovato http://trovacinema.repubblica.it/news/dettaglio/berlino-lars-von-trier-rifiuta-il-premio-per-la-pace/267147
infatti il problema principale è che il 20% dell'umanità consuma l'83% delle risorse disponibili
tutto il continente africano consuma solo il 3% delle risorse
e i popoli che si definiscono ricchi
con la scusa "colonialista" di esportare la democrazia
si lasciano sempre dietro una scia di sangue, di sopruso e di rapina di materie prime (esportate e non utilizzate in loco)
capisco il dolore per la morte di sei esseri umani
ma ricordiamoci che erano soldati (gente partita con fucile e pistola-non con cerotti e cazzuola)
a riprova sia emergency che il dottor Cairo non solo non subirono mai un attentato, ma la gente li difendeva.
(emergency venne spedita via dall'Afghanistan, perchè erano gli unici che potevano fare la conta delle migliaia di vittime civili -svelando la nudità del re: che non c'é nessuna missione umanitaria occidentale in territorio afghano)
http://www.corriere.it/notizie-ultima-ora/Cronache/Milano-scritta-caduti-Kabul-corteo-antirazzista/19-09-2009/1-A_000048194.shtml
:mad:
Ketamina
21-09-2009, 13:50
http://www.corriere.it/notizie-ultima-ora/Cronache/Milano-scritta-caduti-Kabul-corteo-antirazzista/19-09-2009/1-A_000048194.shtml
:mad:
La mamma dei cretini è sempre incinta.
Cosa c'entrano i caduti con un corteo antirazzista?
A prescindere, c'è solo da onorare la loro memoria, oggi come in futuro... ma quella gente che scrive quelle cose non sono umani. Sono merde.
Ketamina
21-09-2009, 14:17
Capisco chi dice "Per me non sono eroi", capisco chi dice "I veri eroi sono altri", capisco chi dice "Tutta questa attenzione solo per i militari e non per chi ogni giorno muore sul lavoro"... ma addirittura disprezzare la loro morte non lo capisco.
Perché non sono mercenari come molti credono, ma spesso ragazzi come me ma che non hanno potuto studiare o non hanno voluto e in qualche modo devono pur campare, spesso ragazzi che prendono 1'300 euro al mese, spesso i più morti di fame della società... e lo so perché uno di questi lo conosco ed è tutto fuorché un mercenario.
francamdar
22-09-2009, 01:47
Per cosa sono morti?
Per difendere la pace, la libertà, la democrazia in Afghanistan e la sicurezza internazionale come dicono i nostri politici?
Era partito per fare la guerra, per dare il suo aiuto alla sua terra. Gli avevano dato le mostrine e le stelle e il consiglio di vender cara la pelle. (...) Ora che è morto la patria si gloria d'un altro eroe alla memoria. Ma lei che lo amava, aspettava il ritorno d'un soldato vivo. D'un eroe morto che ne farà se accanto, nel letto, le è rimasta la gloria d'una medaglia alla memoria.
(Fabrizio De André, La ballata dell'eroe)
L'Italia piange i suoi soldati morti a Kabul in un attentato della guerriglia talebana.
Peacereporter dedica loro, e alle loro famiglie, questi versi di Fabrizio De Andrè.
Per cosa sono morti?
Per difendere la pace, la libertà, la democrazia in Afghanistan e la sicurezza internazionale come dicono i nostri politici? No.
Non per la pace, perché i nostri soldati in Afghanistan stanno facendo la guerra.
Non per la libertà, perché i nostri soldati stanno occupando quel paese.
Non per la democrazia, perché i nostri soldati proteggono un governo-fantoccio che non ha nulla di democratico.
Non per la sicurezza internazionale, perché i nostri soldati stanno combattendo contro gli afgani, non contro il terrorismo islamico internazionale: a questo, semmai, stanno fornendo un pretesto per odiare e attaccare l'Occidente e anche il nostro paese.
E allora per cosa sono morti?
La risposta l'ha data il generale Fabio Mini, ex comandante del contingente Nato in Kosovo, intervenendo la scorsa settimana a un dibattito sull'Afghanistan tenutosi a Firenze e organizzato da Peacereporter:
"Ufficialmente lo scopo fondamentale, il center of gravity, della missione non è la ricostruzione, o la pacificazione né la democrazia: è la salvaguardia della coesione della Nato in un momento di crisi della stessa. Questo è lo scopo dichiarato, scritto nei documenti ufficiali della missione Isaf. La Nato è in Afghanistan esclusivamente per dimostrare che è coesa: lo scopo è essere insieme. Ecco perché gli Stati Uniti chiedono soldati in più: ma pensate davvero che manchino loro le forze per far da soli? Credete davvero che i nostri soldati o i lituani siano importanti? No! L'importante è che nessuno si sottragga a un impegno Nato. Ecco perché vengono chiesti continuamente uomini agli alleati".
"Agli infami, vigliacchi aggressori che hanno colpito ancora nella maniera più subdola diciamo con convinzione che non ci fermeremo", avverte il ministro della Difesa, Ignazio La Russa.
E' stravagante definire ‘vigliacchi' uomini che sacrificano la propria vita per uccidere il nemico. Forse questo giudizio andrebbe riservato ai piloti alleati che da mille piedi di altitudine sganciano bombe che fanno strage di talebani e civili, sapendo di non poter essere né visti né colpiti.
Anche chiamare ‘aggressori' i guerriglieri talebani che colpiscono le truppe d'occupazione Nato è curioso. Siamo noi che abbiamo aggredito loro invadendo il loro Paese.
"Non ci fermeremo", conclude La Russa in tono bellicoso. Altri soldati italiani dovranno quindi sacrificare le loro vite e stroncare quelle di altri afgani, combattenti e non. Da maggio, per la cronaca, le truppe italiane hanno "neutralizzato" almeno cinquecento "nemici" nelle battaglie combattute nell'ovest dell'Afghanistan con il massiccio impiego di carri cingolati ed elicotteri da combattimento. E presto, come annunciato, anche con le bombe sganciate dai nostri Tornado.
Secondo il ministro degli Esteri, Franco Frattini, bisogna "conquistare il cuore degli afgani per fare terra bruciata di ogni complicità e omertà verso i terroristi".
Ma finché l'occupazione e la guerra continueranno, con le stragi di civili, i rastrellamenti, la distruzione dei villaggi, la terra bruciata si allargherà attorno ai nostri soldati e la guerriglia afgana diventerà sempre più popolare. La rabbia e il dolore di chi, a causa delle truppe occidentali, perde un familiare, la casa, una parte del corpo o semplicemente la libertà e la dignità, non fanno che portare acqua al mulino del "nemico". Un nemico che, infatti, più la guerra va avanti, più si rafforza e guadagna consensi.
Enrico Piovesana - da peacereporter (http://it.peacereporter.net/homepage.php)
un'altra attenta analisi
http://www.dirittodicritica.com/2009/09/21/guerra-in-afghanistan/
francamdar
22-09-2009, 21:56
due articoli
di due preti che, a mio parere, non hanno paura ad essere cristiani
La notizia è nota. È andata su tutti i quotidiani, in tv, è rincorsa in tutto il Paese. Appunto, come una folgore.
Sei militari italiani, parà della Folgore, sono morti e altri quattro sono rimasti feriti in Afghanistan in seguito a un attentato kamikaze che ha colpito un convoglio della Nato sulla strada che porta dal centro cittadino all'aeroporto della capitale, Kabul.
Tutti hanno espresso rabbia, disapprovazione, con le solite parole di rito. Ipocrite. Come si fa a non imprecare contro gli attentatori, vigliacchi, delinquenti, ecc. ecc. ? Il nostro Ministro Ignazio La Russa - a cui evito l’epiteto dell’articolo precedente che l’Avvocatura in persona della Curia m milanese mi ha costretto a cancellare, dietro velate minacce - è stato veramente efficace: “vigliacchi, infami, non ci fermeranno”. Contro chi l’onorevole (!) ha scagliato queste parole? Non lo sa nemmeno lui. “Non ci fermeranno”: ma dove vorrebbe andare il Ministro? Lo sapete voi? Io no.
Gli italiani, lo sappiamo, sono un popolo dalle lacrime facili, dalle emozioni immediate, pronti subito a parlare del milan o dell’inter. Ma si dicono cristiani, perciò dalla parte delle apparenti vittime, vittime di un sistema che le ha contagiate di una esaltazione paranoica patriottica.
Perché non riflettere seriamente?
Subito ci si lascia prendere dalla paura di essere tacciati di antipatriottismo o, ancor peggio, di quella anti-italianità che sembra la vergogna del miglior italiano.
Si ha paura a dire ciò che tanti pensano, proprio perché ci si sente addosso tutti i giudizi di un Paese che in certe occasioni, solo in certe occasioni, si sente in dovere di stare unito. Sembra che solo l’amor di Patria unisca gli italiani, non interessa se poi su tutto il resto si dividono fino a dilaniare la stessa Costituzione.
Perché, allora, non si ha il coraggio di dire che i nostri militari che si trovano nelle zone calde di una guerra non sono altro che mercenari, pagati profumatamente dal governo, cioè da noi, per svolgere un mestiere (perché parlare di “missione”, parola nobile da lasciare solo ai testimoni della carità?) che consiste nello sparare su bersagli umani, senza distinguere troppo se si tratta di bambini o di nemici armati?
Quanti bambini morti o feriti gravemente, effetti collaterali di quel brutto mestiere che si chiama guerra!
I nostri militari firmano, sanno quello a cui vanno incontro, vengono stipendiati, e perché allora idolatrarli quando ci lasciano la pelle?
Ma certo che sono persone, e che di fronte alla morte tutti meritano rispetto. Ma proprio tutti?
E chi piange i morti a causa della fame, della violenza, delle ingiustizie?
Perché onorare la morte di mercenari, quando ben pochi si ricordano dei veri testimoni della carità e della giustizia?
Chi si è ricordato e si ricorda di Teresa Sarti, moglie di Gino Strada? Una grande donna, altro che i maschioni fascistoidi della Folgore!
Perché a lei nessun riconoscimento dello Stato?
Lo Stato si è ricordato di Mike Buongiorno, e l’ha gratificato anche economicamente con un funerale di Stato, ovvero tutto a spese dei cittadini italiani.
Non parliamo della Chiesa che ha tributato al super-divorziato gli onori di un santo, con solenni esequie celebrate in quel Duomo che, se potesse parlare, urlerebbe tutta la propria rabbia. Perché due pesi e due misure?
Mercenari, sì, i nostri soldati, anche se, dicono, ormai si va verso un esercito di professionisti. In fondo, l’abbiamo voluto noi: abbiamo lottato, anche con l’obiezione di coscienza, perché si potesse rifiutare il servizio militare. Ed ecco i frutti: un esercito di gente altamente specializzata per sparare “meglio”, per colpire “meglio” l’avversario.
E, infine, non ci si arrabbia al pensiero di milioni di soldati che nelle precedenti guerre mondiali sono morti, senza ricevere una lira, senza alcun riconoscimento da parte dello Stato? Poveri cristi: obbligati, pena il delitto di diserzione, ad abbracciare una divisa e andare in guerra. Per quale scopo?
E noi siamo qui a onorare dei mercenari?
Notabene. Perché il Governo, o chi per esso, non fa una legge che almeno proibisca a chi è sposato e soprattutto ha dei figli di fare il militare nelle zone a rischio?
don giorgio de capitani
I titoli di quasi tutti i giornali, dei tg e dei commentatori sono unanimi: «Strage di Italiani in Afghanistan: 6 militari uccisi». Ecco il modo ideologico di leggere e dare false notizie per vere. La «strage» riguarda 20 afghani e 6 militari, tutti uccisi nello stesso istante e con le stesse modalità; poi vi sono oltre 60 feriti afghani e 4 militari italiani. I feriti italiani sono stati rimpatriati per le cure necessarie, gli afghani sono rimasti per strada e se non interviene Emergency restano lì ad aumentare il numero dei morti afghani.
A costo di apparire cinico (e non lo sono) non riesco a piangere questi morti «italiani», isolati dal loro contesto reale. Mi dispiace e sono addolorato che qualcuno debba morire così e per le loro famiglie che adesso avranno un vuoto esistenziale e affettivo che nessuno potrà riempire: non le parole d’ordinanza della retorica politica che subito ne ha fatto degli «eroi» in appoggio ad una politica miope, demenziale e incivile che pretendeva di esportare la democrazia con le armi e assicurare la sicurezza seminando morte tra la popolazione inerme afghana. Morti inutili, morti senza senso.
No! Non ci sto! I soldati morti sapevano che potevano morire (fa parte del loro mestiere), ma sono andati ugualmente per scelta e per interesse economico, cioè per guadagnare di più. So anche che molti vanno per il brivido della guerra, per dirla alla popolana per menare le mani e sperimentare armi nuove e di precisione. Dov’è l’eroismo nell’uccidere sistematicamente, per sbaglio o per fuoco amico, civili che a loro volta sono vittime nel loro paese e vittime degli occupanti stranieri?
Dopo 8 lunghi anni di guerra, quali risultati ha portato la peacekeeping o la peacemaking? Se si chiama «peace» lo sterminato stuolo di mutilati, di affamati, di morti, come si deve chiamare la «guerra» o per dirla alla moderna la «war»? Prima che arrivassero Bush e i suoi valvassini in Afghanistan i talebani erano considerati «occupanti»; ora dopo 8 anni di occupazione occidentale, il popolo tifa per i talebani e potenzia le divisioni tribali che hanno portato ad un aumento di potere dei «signori locali della guerra » che hanno imposto la loro legge, aumentato la coltivazione del papavero e diffuso capillarmente la corruzione.
Dopo 8 anni di «peace-keeping» l’Afghanistan si trova con un presidente fantoccio, Karzai, corrotto e corruttore, che sta lì perché ha imbrogliato almeno un milione e mezzo di schede elettorali, che per vincere e avere i voti dei capi tribù ha introdotto nel diritto «democratico», difeso dalle armi occidentali, il diritto del marito di stuprare, violentare, picchiare e anche uccidere la moglie e le donne in sua proprietà. E’ questo l’obiettivo per cui sono morti i militari italiani, inglesi, spagnoli, tedeschi, e americani? Ne valeva la pena!
Sono morti inutili, morti che dovrebbero suscitare vergogna in chi li ha mandati e lì li ha tenuti e anche in coloro che vi sono andati per scelta libera e volontaria per avere uno stipendio proporzionato. No! Non sono eroi, sono vittime come sono vittime i morti afghani, come sono vittime i talebani usati dall’occidente quando venivano comodo contro i Russi e da questi, a loro volta, armati quando servivano alla bisogna; mentre ora i beniamini di ieri sono i nemici di tutti.
I funerali si Stato di questi sventurati morti per nulla o per la vanagloria dei loro fantocci governanti, come i 19 morti di Nassiriya, sono a mio avviso l’appariscenza di una retorica vuota e colpevole perché incapace di fare politica e politica di pace. Il potere assatanato si serve ha bisogno di carne da macello che poi copre con gli onori di Sato: tanto pagano sempre i cittadini «sovrani» che non contano nulla.
La strage di Kabul, in Italia, ha interrotto «la democrazia», facendo spostare la manifestazione a favore della libertà di stampa di sabato 19 settembre 2009 ad altra data. E’ il segno della mistificazione. Queste morti sono funzionali al governo che così raffredda la piazza, allontana un colpo di maglio sferrato dalla società e il presidente del consiglio, l’amico di Bush e Putin, riprende la scena, mostrandosi affitto e piangente ai funerali «dei nostri ragazzi», espressione orrenda che nega la verità dei fatti e conferma le ragioni che vi stanno dietro: questi «ragazzi» sono i militari di carriera che sono andati da sé in un Paese in guerra e sono andati armati. Non sono «ragazzi», sono consapevoli e responsabili delle loro scelte e delle loro morti.
Spero che i figli e le famiglie non me ne abbiano perché il modo migliore per onorare i morti è continuare a garantire i diritti di tutti, non solo quelli di qualcuno, creando le condizioni perché questi diritti possono essere esercitati. Un pilastro della democrazia è la libertà di stampa e la libertà totale di criticare il governo. La «strage» di Kabul ha colpito in Italia, a 4.000 km di distanza, uccidendo insieme agli innocenti Afghani e ai soldati italiani, quella democrazia che solo un pazzo poteva è pensare esportare. In compenso si è saputo uccidere la democrazia italiana: chi ha deciso di spostare la manifestazione del 19 settembre è diventato complice della strage di Kabul, estendendola fino a noi. Ora la guerra è totale.
Poveri morti, diventati la foglia di fico di un potere inverecondo che si nutre solo di rappresentazione vacua e vuota, effimera e assassina. No! non faccio parte del coro.
don paolo farinella
http://www.dirittodicritica.com/2009/09/21/guerra-in-afghanistan/
Adesso che i corpi dei sei soldati italiani morti in Afghanistan sono stati sepolti, ed il lutto dei più è stato elaborato, è il caso di fare alcune riflessioni sul motivo esatto per cui quei militari sono stati uccisi. Va innanzitutto chiarito un punto: i militari che girano armati, su mezzi blindati, per le strade delle città, attenti a ogni possibile agguato del nemico, sono in guerra. Anche se la chiamano “missione di pace“, resta una guerra. Se i militari si limitassero a compiti di pattuglia, rimanendo nelle proprie basi per intervenire solo quando è necessario (come i carabinieri che abbiamo sotto casa nostra), allora saremmo in pace. Non è il caso dell’Afghanistan. I Talebani sono costantemente dietro l’angolo. Questa semplice affermazione ha un corollario: in una guerra ci sono anche i morti.
Quanti sono i morti italiani in Afghanistan? Al 17 settembre sono venti. Sebbene ogni vita umana abbia un valore impareggiabile, numericamente queste 20 vittime non sono niente se paragonate alle perdite degli Stati Uniti, che hanno inviato 30mila soldati, dieci volte il nostro contingente, e ne ha persi 830, oltre 40 volte le nostre perdite, o della Gran Bretagna, che ne ha inviati novemila, tre volte i nostri soldati, e ne ha persi oltre duecento. E così via. Perché dunque tutto questo clamore quando dei soldati italiani muoiono in guerra? Il motivo è che noi italiani non siamo abituati a vedere i nostri soldati morire e ogni volta che questo accade la maggior parte del Paese viene assalita dalla commozione e si paralizza, come se credesse che in guerra non si muore, confusi anche da impropri appellativi come “missione di pace“.
L’Italia è un Paese pacifista, come afferma chiaramente l’articolo 11 della nostra Costituzione, ma come dimostra anche, ad esempio, l’immediata presa di posizione di un partito demagogico come la Lega Nord che pur essendo al governo s’è subito attaccato al carro del pacifismo sull’onda dell’emozione a fini di raccogliere consensi. D’altro canto è anche vero che la guerra, in politica, è un male “necessario”: dove non arriva la diplomazia, arrivano le armi. Dopo l’11 settembre 2001 non si poteva trattare con i Talebani e con Osama Bin Laden, quindi dovevano parlare le armi. Il nostro Paese ha sempre avuto ambizioni da grande potenza, come ha messo in luce il ventennio fascista. Per poterle mantenere era ed è necessario presentarsi nelle zone calde del mondo per potersi sedere con dignità allo stesso tavolo con i nostri alleati, i grandi del mondo. Purtroppo, però, l’Italia non può partecipare a guerre di offesa (la guerra in Afghanistan tecnicamente lo è), dunque solitamente partecipa o in modo passivo, fornendo le proprie basi agli aerei alleati, o in modo semiattivo, ovvero presidiando zone tranquille, a volte addirittura trattando separatamente una tregua con i nemici – io non attacco te, tu non attacchi me, come più volte è accaduto in Libano. In questo modo l’Italia, pur partecipando a miriadi di missioni internazionali, è sempre riuscita a limitare i danni in termini di vite umane.
Per tutti questi motivi l’Italia è impreparata a combattere una guerra vera: l’Afghanistan non è un giochino, non possiamo essere passivi perché è un teatro lontanissimo; non si può neppure trattare con i Talebani, perché, oltre a motivi politici, ci aggiungono una buona dose di fondamentalismo irrazionale che rende impossibile trattare con gli stessi una tregua separata. Per loro noi siamo invasori e con gli invasori non si scende a patti. E allora che si fa? Si fa la guerra. Poi però avvengono le tragedie nazionali: muoiono sei dei nostri soldati e l’opinione pubblica rimane scioccata. Il governo in carica (non importa quale sia il colore, è sempre stato così) vede la propria strategia crollare, e si trova tirata da due parti: dal lato interno, non vuole perdere consensi, dall’esterno invece non può venire meno alla parola data, salvo perdere credibilità internazionale. Il governo, quindi, va in tilt: in questi giorni abbiamo visto un insulso teatrino, con ministri che avanzano in ordine sparso («Ritiriamoci!» «Restiamo!» «Mandiamone altri!»), proprio perché in questa guerra i benefici strategici dell’Italia sono minimi, inadeguati a spiegare il motivo della nostra permanenza in Afghanistan e quindi porta i membri del governo a perseguire obiettivi propri di consenso. E se questo apre un dibattito interno sul cosa fare, i nostri alleati ci guardano e ci dicono di non farci prendere dal panico, perché è normale morire in guerra. Negli ultimi giorni, con queste grandi uscite, ci siamo ricoperti di vergogna, poichè abbiamo mostrato al mondo la nostra incapacità come se “scendessimo dalle nuvole“.
Quali sono i benefici strategici dell’Italia, in conclusione? All’inizio era, come al solito, sedersi al tavolo delle grandi potenze con dignità, massimo guadagno con il minimo sforzo: la guerra era finita e l’Italia scendeva in campo solo per distribuire caramelle. Poi però l’Afghanistan è diventato l’inferno che conosciamo, e non potevamo uscircene e fare una pessima figura internazionale. All’epoca c’era ancora George W. Bush, da noi, neanche a dirlo, c’era Silvio Berlusconi, e l’Italia se ne stava al centro fra Stati Uniti e Russia. E così l’Italia ha mantenuto le proprie promesse internazionali, dando, come sempre, un colpo al cerchio e uno alla botte. Oggi però il quadro è ulteriormente cambiato: con la fine dell’era Bush, l’Italia è finita inevitabilmente nell’orbita di Vladimir Putin, basti pensare (i) al grande favore fatto alla Russia con l’adesione al gasdotto South Stream, rivale del Nabucco, che avrebbe dovuto liberare l’Europa dal giogo e dal ricatto russo e (ii) all’imbarazzo che le nostre questioni interne (scandali, denunce alla stampa, attacchi all’Unione Europea) stanno creando nei rapporti con i nostri partner occidentali. Poi l’Italia ha cominciato a stringere strane alleanze con noti dittatori, e addirittura a fornire loro grandi onori (Gheddafi). È ovvio, dunque, che i nostri alleati, Stati Uniti in primis, storcano il naso. Per farli star buoni, dunque, rimaniamo in Afghanistan, aumentiamo il contingente, accettiamo detenuti di Guantanamo e così via. Per questo occorre essere preparati: come è possibile vedere da questo grafico, il trend dei morti in Afghanistan è in forte rialzo; i Talebani hanno cessato di utilizzare esplosivi artigianali. Poiché le elezioni del mese scorso sono un segnale di forte stabilità, essi hanno deciso di cambiare strategia per fermare il processo di stabilizzazione. E l’Italia è culturalmente inadeguata ad affrontare la guerra: la nostra cultura della guerra non è guidata dal pragmatismo come gli altri Paesi, bensì soggetta alle incursioni di magistrati, politici, leggi varie, addirittura si parla di modifiche costituzionali per poter usare un blindato (il Lince), neppure un carro armato, un blindato.
È ovvio che un Paese come il nostro non possa che apparire una barzelletta. Dunque prepariamoci: dall’Afghanistan arriveranno altre bare tricolore. Da questo teatro è, al momento, difficile uscirsene, il ritiro va concordato e ci sono vari interessi da far collimare. Ma questo dovrebbe essere una lezione per il futuro: l’Italia non può partecipare a tutte le missioni internazionali. L’Italia deve partecipare solo a missioni che abbiano un adeguato ritorno strategico, ovvero partecipare solo a missioni necessarie e adeguate alla nostra preparazione militare (scarsa) e civile (pacifista), altrimenti finiremo per giocarci tutta la nostra credibilità internazionale, che, unita alla crisi economica strutturale che blocca l’Italia ormai da un quindicennio, può avere effetti davvero disastrosi. Riposino i pace i servitori di questa patria scellerata.
Ketamina
23-09-2009, 20:06
Francamdar, tu condividi?
francamdar
23-09-2009, 20:53
Francamdar, tu condividi?
se ti riferisci all'analisi di Giovanni De Mizio, a mio modo di vedere, é attenta e in buona parte condivisibile perchè radiografa abbastanza bene la situazione attuale per la parte italiana; mentre é lacunosa nel valutare la situazione ambientale afghana.
(non a caso avevo linkato questo articolo subito sotto l'articolo di piovesana per peace reporter)
comunque un'articolo interessante
;)
Ketamina
23-09-2009, 21:00
Mi riferivo a quelli che hai riportato te. :)
francamdar
24-09-2009, 13:08
Gino Strada: ''Noi facciamo ospedali e nessuno ci spara''
Siena. 23 settembre 2009
"Il mio lavoro non cambia perché ho passato sette anni della mia vita in Afghanistan e non mi ricordo un giorno in cui sono morte meno di 10 persone".
Lo ha detto il fondatore di Emergency, Gino Strada, ai giornalisti che gli chiedevano se, dopo l'attentato del 17 settembre scorso, costato la vita a sei paracadutisti italiani, possa cambiare anche il suo lavoro e quello dei volontari dell'organizzazione. "Noi facciamo ospedali - ha aggiunto - e nessuno ci spara addosso: se i militari fossero rimasti a casa, certamente...". Parlando a margine dell'8/a Conferenza regionale toscana sulla cooperazione internazionale in corso a Siena, alla vigilia del suo ritorno in Afghanistan ("dove tornerò a fare il mio lavoro che è quello di stare 12 ore al giorno in sala operatoria"), Strada ha ribadito la differenza tra il lavoro di Emergency e le operazioni di peacekeeping che "sono due cose opposte e non devono avere neppure un punto di contatto". "Fare la guerra - ha precisato - deve chiamarsi fare la guerra. Sono anche stufo di tutte queste bugie. Almeno un Paese abbia il coraggio di dire 'partecipiamo ad un'occupazione militaré e si prenda la responsabilità, e non spacciamo l'attività dei militari per peacekeeping o umanitaria. Perché se dovessimo prendere per buone queste bugie, quanto meno verrebbe da dire che sono una massa di cretini visto che, per distribuire due caramelle, spendono 20 milioni di euro".
ANSA
edit:
Kabul. Il cordoglio non basta. Un'analisi storica, militare, e politica - di Gaetano Colonna
http://www.clarissa.it/ultimora_nuovo_int.php?id=115
francamdar
24-09-2009, 21:19
Francamdar, tu condividi?
Mi riferivo a quelli che hai riportato te. :)
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e tu?
Ketamina
24-09-2009, 23:27
Decisamente no.
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